domenica 15 gennaio 2012

Prato....storia della mia gente


Tempo fa ho letto "Storia della mia gente" di Edoardo Nesi. Che dire?

Una grande malinconia per la mia città, per una Prato che non esiste più se non nei ricordi dei suoi abitanti meno giovani, nei ricordi della mia gente..... Una città duramente colpita nell'anima del lavoro che l'ha resa famosa, nel cuore del tessile. Ho visto grandi e piccole aziende crollare, sotto il peso della globalizzazione dei mercati e della concorrenza cinese, ho visto amici chiudere per sempre la loro piccola impresa, i telai dietro casa, dove per anni avevano lavorato con tanto impegno e fatica, giorno dopo giorno, dal mattino presto fino a tarda sera....senza orari..... Si perche i Pratesi avranno anche i loro difetti (come tutti!) ma sono sicuramente dei lavoratori instancabili.


Il modo di scrivere di Nesi non mi é piaciuto molto, l'ho trovoto decisamente poco scorrevole (meno male il libro é solamente di 161 pagine!) e molto autoreferenziato......più che intitolarlo "storia della mia gente" sarebbe stato piú corretto il titolo "storia della mia azienda". Tuttavia mi ha fatto riflettere, ancora una volta, su quanto sia cambiata la mia città, lasciandomi una grande malinconia

Ho una grande nostalgia per il suono dei telai che hanno accompagnato i miei anni di bambina e adolescente e, ancor oggi, quando torno a Prato e percorro le strade della mia infanzia, ricordo quei giorni, quelle piccole aziende che adesso hanno lasciato il posto a nuovi appartamenti o a mega stanzoni dove lavorano decine e decine di cinesi, uomini donne e bambini...... Penso a quello mondo così perfetto ai miei occhi di allora (sicuramente anche se non perfetto migliore di quello di adesso) e inevitabilmente mi commuovo.

Vi lascio con due frasi del libro di Nesi che mi sono particolarmente piaciute:

"il rumore della tessitura non si ferma mai, ed é il canto più antico della nostra città, e ai bambini pratesi fa da ninnananna.
"questa é la mia gente. La mia gente che in tutta la vita non ha fatto altro che lavorare"


Che bella la mia città, che bella la mia gente!!! ( questa é mia!!!)

Cri

4 commenti:

  1. Non ho letto il libro e considerata la tua recensione temo che non lo farò ( eh eh eh ), ma credo di aver comunque percepito l'aria che si respira, e quella nostalgia amara che ti colpisce probabilmente sarà la stessa di tante altre donne e uomini che si son visti cambiare piano piano il mondo intorno e han perso uno dopo l'altro tutti i riferimenti della loro vita.
    Recita una legge della fisica, e probabilmente della vita, che in natura nulla finisce, semplicemente si modifica, si evolve ... cambia. Il suono dei telai sarà o è già stato sostituito da altro , le fabbriche che han chiuso sommerse dal peso della globalizzazione si convertiranno in altri mestieri, del resto tu stessa hai detto che la tua gente è abituata a lavorare e continuerà a farlo. Anche la mia adolescenza è legata alla vista di sterminate distese di colture che ormai non ci sono più, io e tanti altri della mia generazione e altri dopo di noi abbiamo scelto di fare altro nella vita, per opportunità o per necessità. Il mondo corre e facciamo sempre più fatica a stargli dietro, non sò bene dove stà andando ... ma và. In natura tutto tende all'equilibrio, ed evidentemente ora l'equilibrio è in quella direzione ma la malinconia che ci portano quei ricordi è la prova che forse tutto ciò manca sopratutto a noi ... ci manca insieme a quella parte della nostra vita che se ne è andata per sempre.

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  2. Grazie, Pippo, di aver lasciato il tuo commento, in fondo è quello che principalmente cerco attraverso questo mio modesto blog: condividere pensieri ed emozioni con i miei amici, vecchi e nuovi e tu ormai sei un amico di vecchia data: :) Per quanto mi riguarda, ahimè, spesso mi manca quella parte della mia vita che non tornerà più.

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  3. Molto bello il commento di Pippo, ma la mia sensazione è che tutti questi cambiamenti abbiano ben poco di "naturale"...anzi ho l'impressione che siano cambiamenti scelti a tavolino da "qualcuno" e che gli altri si debbano solo adattare e basta! Questo dover cambiare direzione per forza...alle volte mi sembra quasi di non poter più compiere una scelta, di non essere più padrone del mio destino(sempre che se lo sia mai stato)...un forte abbraccio a tutti

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  4. Si stava meglio quando si stava peggio...

    Lo dicono sempre gli anziani, in qualunque tempo ci si trovi a vivere e quindi di qualunque momento, purchè passato.

    Da buon pratese ho vissuto il mondo tessile sia attraverso il lavoro di mio padre, sia direttamente per qualche anno.

    Non ho ancora letto il libro (ma voglio farlo presto) e quindi non mi posso esprimere per quanto contenuto, ma i miei ricordi del tessile negli anni ottanta sono di gente che si faceva un gran mazzo (anche sedici ore a lavorare, mai meno di dieci) e che viveva solo per quello.

    Sforziamoci di guardare il lato positivo delle cose: mio padre l'ho praticamente iniziato a conoscere e frequentare nel'85, quando ha smesso di lavorare nel tessile ed è stato assunto in un supermercato pratese. Orari flessibili e qualità di vità finalmente accettabile, tempo da dedicare a sè stesso e alla famiglia.

    Con questo non voglio dire che oggi si sta meglio di ieri, ma per quanto forzate possano apparire i cambiamenti di vita, l'unico modo di sopravvivere è lasciarsi guidare dalla corrente per rimanere a galla...
    e casomai darsi un'occhiata intorno per apprezzare il paesaggio!!!

    Luca

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